Essere disponibili o essere a disposizione?
Claudia si sveglia, esce da casa di corsa per accompagnare i suoi figli a scuola in macchina perché pensa che in bici sia troppo stancante per loro; sull’uscio della porta incontra la sua vicina che le chiede il favore di andare a pagare la bolletta al posto suo perché le fa male una gamba e non riesce. Claudia pensa che avrebbe dovuto andare lavoro di lì a poco, ma acconsente sorridendo, ci tiene a essere gentile con la sua vicina, e poi pensa che sia sempre giusto aiutare una persona in difficoltà, così prima si reca alla posta e poi, tutta trafelata, arriva di corsa al lavoro. Nel pomeriggio porta la macchina di sua madre dal meccanico, perché lei non se ne intende; incontra un’amica che la invita a prendere un caffè, ma il telefono squilla: è sua sorella che le chiede di andare da lei perché ha litigato con sua figlia, e la zia Claudia è l’unica che sa come prenderla. Il marito torna a casa e Claudia ha stirato tutte le sue camicie perché pensa che sia troppo stanco per occuparsene dopo una giornata in ufficio, poi prepara la cena per tutti, ma per sua figlia Matilde cucina un piatto a parte perché sta seguendo una dieta. Arriva il momento di andare a letto, Claudia è stanchissima, ma squilla il telefono: è la sua amica Laura che si scusa per l’orario, ma ha tanto bisogno di lei: inizia a raccontarle dei suoi problemi, delle sue insoddisfazioni, dei litigi con le colleghe. Due ore al telefono, ma Claudia l’ascolta fino alla fine, per gli amici questo ed altro, e poi la fa stare bene sapere che qualcuno grazie a lei ha un problema in meno.
Claudia fatica a trovare del tempo per sé, per i suoi bisogni, per i suoi desideri, per il suo riposo. Lei ama la sua famiglia, i suoi amici ma inizia a sentirsi stanca, ogni richiesta, anche la più piccola, inizia a pesarle sempre di più, la irrita. Continua a fare tutto come al solito, con la stessa disponibilità e con il sorriso sulle labbra, ma è sovraccarica, dentro inizia a sentirsi spenta, triste, ignorata e data per scontata. Per le persone a lei vicine è infatti scontato che lei dica sempre di sì.
La disponibilità è una qualità positiva, tuttavia le persone disponibili finiscono per subire questa caratteristica, e ciò accade quando si passa dall’esser disponibili ad essere sempre a disposizione. Questa sfumatura di significati è estremamente importante.
Essere disponibili significa offrire in modo consapevole il proprio aiuto quando lo riteniamo opportuno, consapevoli di poter scegliere di non essere più disponibili se sopraggiungono cose a cui dare priorità.
Essere a disposizione, invece, implica esser sempre e comunque presenti per aiutare l’altro quando ce lo richiede; in questo caso, colui che sceglie non è più la persona che offre aiuto, ma chi lo richiede. La tendenza ad essere disponibili si trasforma da pregio a limite personale nel momento in cui aiutare l’altro non diventa più una scelta consapevole ma si trasforma in un obbligo, una spinta alla quale non ci si riesce ad opporre. In una dinamica di questo tipo si cela il rischio di andare incontro ad effetti deleteri: ad esempio potrei iniziare a sentirmi una persona egoista se non sono pronto a soddisfare le richieste degli altri, e per evitare di sentirmi in colpa finirò per essere sempre a loro disposizione mettendo da parte i miei desideri e i miei bisogni. Il bilanciamento tra gli interessi propri e quelli altrui viene così a incrinarsi, portando la persona a sentirsi sovraccarica e sopraffatta da emozioni negative, come abbiamo visto nel caso di Claudia.
Non è possibile vivere bene se prima di tutto non aiutiamo noi stessi: questo non significa essere egoisti, piuttosto ego-centrati, nella misura in cui iniziamo a dare più importanza ai nostri bisogni, focalizzando la nostra attenzione su noi stessi piuttosto che sugli altri. Questo ci permette inoltre di essere anche più autentici nel nostro modo di aiutare e di offrire all’altro parte delle nostre energie in modo più efficace; D’altra parte il benessere delle persone che abbiamo intorno passa attraverso il nostro benessere, e non dal nostro sacrificio.
In tal senso, basti pensare anche al fenomeno del burnout, un tipo specifico di disagio psicofisico connesso al lavoro, che interessa in particolar modo le professioni d’aiuto: la persona incomincia a sviluppare un lento processo di “logoramento” o “decadenza” psicofisica dovuta alla mancanza di energie e di capacità per sostenere e scaricare lo stress accumulato (il termine burnout in inglese significa proprio “bruciarsi”). In tali condizioni può succedere che queste persone si facciano un carico eccessivo dei problemi delle persone di cui si prendono cura, non riuscendo così più a discernere tra la propria vita e la loro.
Offrire aiuto, inoltre, può alimentare altre dinamiche disfunzionali: spianare sempre la strada agli altri, impegnarsi a risolvere i problemi al posto loro, anche se fatto con buone intenzioni, impedisce all’altro di diventare autonomo e di assumere un ruolo attivo nella risoluzione dei suoi problemi e di assumersi le sue responsabilità. Viene veicolato il messaggio che “da solo non sei in grado di farcela”, e le persone non possono esprimere le proprie potenzialità né sperimentarsi liberamente quando vengono iperprotette.
L’ulteriore rischio è che gli altri si approfittino del tuo essere a disposizione, magari pensando che a te va bene così, in quanto sei tu che ti metti in questa posizione. In questo senso è importante che sia tu stesso a delineare i tuoi confini e non l’altro, che diventi padrone attivo e consapevole della tua virtù affinché non si trasformi in un limite o motore di sofferenza. Darsi la possibilità di poter dire di no significa essere protettivi verso sé stessi, volersi bene.
I motivi per cui ci si può ritrovare all’interno di questa dinamica possono essere tanti, dipendono dalla storia personale di ognuno e meritano di esser esplorati con delicatezza e sensibilità: proprio per questo, l’accompagnamento di un professionista nel viaggio della conoscenza di sé può tradursi in un’opportunità per iniziare a prendersi cura del proprio benessere, dandone il giusto valore.